“SENZA”

BERTOLI-ZERBINATI [IT]

ATTO UNICO per YAYBAHAR, WATERPHONE e TEATRO BUTOH

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SENZA

ATTO UNICO PER YAYBAHAR ,WATERPHONE E TEATRO BUTOH
CONCEPT, REGIA E DANZA: ALESSANDRA ZERBINATI
SONORIZZAZIONE: STEFANO BERTOLI
CREDITI: SILVANO VOLTOLINA

Ispirata all’omonimo racconto di Samuel Beckett, la performance SENZA vede per la prima volta il binomio Bertoli-Zerbinati lavorare insieme in una ricerca di suoni e movimenti del corpo che indagano sul concetto di deprivazione mettendo in scena una penetrante consapevolezza di ciò che è andato perduto.

Atmosfere di austera desolazione la cui potenza espressiva è generata dai suoni ultraterreni dello Yaybahar e del Waterphone suonati da Bertoli sui quali vengono evocate immagini di decadenza e morte, intesa come allontanamento dalla vita terrena, dalla coreografia sperimentale della Zerbinati.

YAYBAHAR

lo Yaybahar è un nuovo strumento interamente acustico disegnato e messo a punto dal musicista Gorkem Sen.
La particolarità dello strumento è quella di emettere un suono dalle coloriture e sfumature decisamente elettroniche , quasi digitali, senza usare alcun tipo di elittrificazione.
Lo Yaybahar si posiziona a metà strada fra uno strumento a corde e uno a percussione: le vibrazioni delle corde vengono trasmesse alle percussioni tramite delle molle a spirale. le vibrazioni sono quindi trasformate in suono dalle membrane e richiamate avanti e indietro dalle molle a spirale.
Il risultato è un suono ipnotico e astratto per un’esperienza di ascolto nuova.

WATERPHONE

Il Waterphone è uno strumento musicale di percussione dall’acustica atonale.
E’ costituito da una scodella o tazza in acciaio inossidabile con al centro una specie di collo di forma cilindrica che può o non può contenere una piccola quantità d’acqua.
Delle barre di ottone sono disposte sopra il bordo della tazza secondo una precisa combinazione di rapporti micro-tonali e diatonica presentata in due scale distinte ma integrate con incremeti pari o dispari.
il Waterphone produce musica vibrante eterea.

NEW BUTOH

La danza Butoh è un’arte scioccante e provocatoria che vive tra gli interstizi culturali scombussolando le tradizionali distinzioni di genere e le differenze tra est e Ovest nel mondo.
Nata con la performance “Forbidden Colors” di TATSUMI HIJIKATA e YOSHITO OHNO nel 1959, oggi la danza Butoh è diventata un fenomeno culturale internazionale.
Mantenendo un’estetica condivisa, il butoh a seconda del performer può essere selvaggio, spirituale, scabro, mistico, violento, sensuale, decadente, ipnotico, perturbante e catartico.
Tipicamente, una performance di danza Butoh abbraccia molti di questi aspetti e porta in scena la costante trasformazione dell’esistenza.
Per questo viene definita anche come danza alchemica e rituale.
Il Butoh mette insieme il conscio e l’inconscio: il movimento non è dettato dall’esterno ma appare in interazione tra il mondo interno ed il mondo esterno.

STEFANO BERTOLI

Stefano Bertoli percorre da oltre trent’anni diversi sentieri di ricerca elettronica, alternando alla professione di fonico, quella di musicista e conduttore di clinic specializzate in strumenti inusuali.
Dal 2000 si concentra sullo studio di strumenti acustici non convenzionali come Yaybahar e Waterphone che utilizza da soli o in combinazione con l’elettronica per sonorizzare spettacoli teatrali o luoghi inconsueti come grotte o miniere abbandonate.
Fra i suoi lavori in studio più noti citiamo YUGASANTI, sotto il moniker di KHN’SHS registrato live insieme ai russi Phurpa e THEDA BARA VS CALIGARI sotto il moniker di AndromacA registrato insieme alla Soprano Anotnella Suella.
In questo nuovo progetto che porta solo il suo nome, propone una visione di musica astratta utilizzando strumenti elettronici non propriamente sintetici ( CIAT LONBARDE COCOQUANTUS II, SIDRAX, MENG QI WING PINGER ) insieme a nastri magnetici e microfoni manipolati in tempo reale.
L’utimo album “A CERTAIN AMOUNT OF ATONALITY” è uscito per l’etichetta Dream Machine Temple.

ALESSANDRA ZERBINATI

è una performer e noise artist italiana.
Considerata tra le figure più controverse ed estreme del panorama italiano, le sue performance sono una sintesi di teatro, danza butoh, body marking e rumorismo.
I suoi lavori di impegno civile affrontano temi come l’aborto, la violenza domestica, l’autolesionismo, la morte e l’abbandono attraverso un sistema di amplificazione del suono del corpo in movimento e l’uso di strumenti bizzarri da lei progettati.
Muscoli contratti, ossa scricchiolanti, pelle lacerata, voce, sangue, pipì, vomito, fluido vaginale, saliva gli strumenti che l’artista usa per arrivare dritta alla coscienza del fruitore spolverando quello che resta dell’empatia di ogni individuo.
Negli anni, al suo fianco , si sono visti nomi storici come Alessandro Cellai (Clock DVA e Pankow), Tomas Jarmir ( ZU e Motorpsycho), Frank Falestra (produttore dei Marilyn Manson & The Spooky Kids).
Dal 2014 fa parte del collettivo MUSICA DISPERSA:WOMEN IN EXPERIMENTAL, con il quale porta le sue performance in tutta Europa.
Dal 2017 è di casa all’ART BASEL: la settimana dell’arte di MIAMI (FL), e all’INTERNATIONAL NOISE CONFERENCE di Miami: uno dei festival noise pù longevi e importanti del mondo.
Dal novembre 2019 è nelle scuderie Old Europa Cafè con un vinile e un DvD sold out in pochissimi mesi.Nel 2020 vola a Parigi : è tra i protagonisti del film documentario sul rumorismo ”A QUI VEUT BIEN L’ENTENDRE” del regista francese Jerome Florenville.
Nello stesso anno , in seguito alla sua partecipazione al LUFF ( Lausanne Underground Film And Music Festival), il canale televisivo ARTE:TV le dedica un’intera intervista all’interno della trasmissione TRACKS.